L’Italia e la Grande Fuga dal Posto Fisso

Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un fenomeno senza precedenti nel mondo del lavoro: un’ondata di dimissioni volontarie che ha messo in discussione il tradizionale valore del “posto fisso”. Questo trend, noto come “Great Resignation”, ha coinvolto milioni di lavoratori italiani, spinti da nuove esigenze e priorità.
Secondo i dati del Ministero del Lavoro, nel 2022 si sono registrate oltre 2,1 milioni di dimissioni nel settore privato, di cui 1,2 milioni riguardavano contratti a tempo indeterminato. Un aumento del 13,8% rispetto al 2021, confermando una tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti (fonte: lavorosi.it).
Le ragioni che spingono i lavoratori a lasciare il proprio impiego sono molteplici:

  • Ricerca di migliori condizioni economiche e benefit: la principale motivazione per il cambiamento.
  • Flessibilità lavorativa: l’organizzazione autonoma dell’orario è sempre più richiesta.
  • Benessere psicologico e relazionale: il 42% dei lavoratori secondo un’indagine del PoliMi Digital Innovation si è assentato dal lavoro per malessere psicologico e/o relazionale.

Inoltre, come evidenziato da Randstad la mancanza di flessibilità è un fattore determinante: solo il 50% delle aziende offre flessibilità negli orari e il 40% consente il lavoro da remoto. Questo ha portato il 27% dei lavoratori a lasciare il proprio impiego, percentuale che sale al 49% tra i 18 e i 24 anni.

La “Great Resignation” ha evidenziato un cambiamento nelle priorità dei lavoratori italiani, con una crescente attenzione al benessere personale, alla flessibilità e alla realizzazione professionale. Le aziende sono chiamate a rispondere a queste nuove esigenze, offrendo ambienti di lavoro più attenti alle persone e alle loro necessità

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